L’articolo di Giuseppe Stigliano sulla leadership pubblicato sul Sole 24 Ore, ci ha spinto a fare delle riflessioni che vorremmo condividere con tutti voi.
Il mondo non più quello di una volta e quindi come saranno i leader del futuro?
In un mondo che corre veloce, incerto, confuso, complesso, digitale e post-pandemico, il cambiamento è l’unica vera costante e questo determina una situazione di instabilità diffusa, in cui l’obsolescenza di molte innovazioni rende praticamente insostenibile qualsiasi vantaggio competitivo.
Un tempo le aziende potevano dedicare molto tempo alla fase di ricerca e sviluppo per il lancio dei prodotti e servizi innovativi godendo dei benefici per decenni grazie anche ai marchi e brevetti. Era accettabile anche la negligenza nei confronti delle condizioni di lavoro nei Paesi emergenti oggetto della delocalizzazione, e dell’impatto ambientale provocato dall’impresa. Queste le si considerava esternalità negative ma necessarie a far funzionare il sistema capitalista che al massimo avrebbero poi compensato il proprio impatto finanziando progetti socio-culturali o di riforestazione. Oggi non è così! Sempre più aziende invece si schierano su questi temi.
Le imprese di maggior successo, oggi, hanno caratteristiche molto diverse da quelle del passato, infatti, i leader al vertice da anni hanno competenze incomplete ed inadeguate.
Questi cambiamenti continui e repentini hanno generato un comportamento d’acquisto e di consumo impazzito e agitato determinando una situazione in cui le aspettative delle persone si evolvono molto più velocemente rispetto alla capacità delle imprese di innovare. Questo comporta un distacco tra bisogni, desideri, aspettative, e prodotti e servizi presenti sul mercato.
Ormai le aziende del passato, che per decenni hanno fatturato molto, non sono più strutturate per vivere con i continui cambiamenti e l’incertezza, oggi la sostenibilità ambientale e sociale sono importanti, gli stili di leadership e management sono diversi, e i giovani sembrano più interessati all’idea che “si vive una volta sola” che a fare carriera in una multinazionale in cui si sentono parte di un sistema.
Un secolo fa la vita media di una grande azienda internazionale era di 67 anni, mentre oggi la classifica delle 500 aziende dello S&P cambia con cadenza bisettimanale.
Forse dovremmo imparare dalle startup che seguono un modello di business scalabile, abilitato dalla rivoluzione tecnologica che ha messo in crisi tante aziende tradizionali, che hanno la capacità di considerare l’instabilità una delle variabili di cui tener conto e la caparbietà di crescere e migliorare nel caos, oltre che l’ambizione di volere un futuro, unitamente all’umiltà di sapere di non avere tante risposte e di dover mettere in discussione molte delle proprie certezze.
E allora quali sono le competenze necessarie oggi per un leader a capo di un’impresa o di un’organizzazione? Quale mindset deve avere? Come si fa a pianificare in un mondo di continui cambiamenti?
Forse l’umiltà di mettersi costantemente in discussione e l’ambizione di creare un mondo migliore?
Voi cosa ne pensate?