La Legge di Bilancio 2021 ha previsto a sostegno della liquidità delle imprese una proroga delle garanzie rilasciate da SACE alle imprese colpite dalla pandemia da Covid-19 dal 31 dicembre 2020 al 30 giugno 2021, come previsto dal DL 23 2020.
Ma cosa succederà alle imprese che hanno beneficiato di questi finanziamenti speciali quando verrà meno il blocco dei licenziamenti? Si presume le aziende che nel periodo dell’emergenza sanitaria hanno beneficiato dei finanziamenti bancari garantiti da Sace potrebbero incappare in una sanzione economica.
Il Decreto Liquidità prevede che i livelli occupazionali devono essere gestiti mediante accordi sindacali per tutta la durata del finanziamento. Questo significa che le aziende garantite da Sace non possono effettuare licenziamenti in caso di una continua crisi di fatturato, se non con accordi sindacali con Rsa e Rsu o, in loro assenza, con le associazioni sindacali territoriali.
Secondo il Sole 24 ore in caso di violazione dell’impegno di gestire i livelli occupazionali con accordi sindacali non dovrebbe derivare nessuna declaratoria d’illegittimità dei recessi posti in essere dal datore di lavoro, né la revoca della garanzia e la conseguente restituzione immediata del finanziamento, ma una mera sanzione economica.
Si presume che in caso di violazione da parte dell’azienda la banca ricalcolerà l’importo del corrispettivo annuale dovuto dall’impresa beneficiaria a Sace per la garanzia adattandolo alle condizioni di mercato, con decorrenza dalla data di concessione del finanziamento.
Allo stesso modo dovrebbe escludersi il rischio che le associazioni sindacali possano avviare la procedura per la repressione della condotta antisindacale nei confronti dell’azienda beneficiaria che adotta iniziative unilaterali di gestione dei livelli occupazionali. Si aspetta quindi un chiarimento su questo aspetto visto l’avvicinarsi della data di scadenza del blocco dei licenziamenti per le aziende che sono ricorse a questi finanziamenti speciali.
